top of page

In quest’opera l’artista si dedica ad una ricerca estetica per particolari anatomici, il cui frutto è una composizione fotografica antropomorfa, in cui luce e corporeità concorrono a creare un effetto straniante nello spettatore.


La figura androgina diventa indefinibile, assemblata senza una particolare identità individuale, una sorta di prototipo di massa che costituisce il substrato su cui la luce proiettata materializza la diretta visione sottocutanea della struttura ossea, dei muscoli e degli organi interni.


Sul corpo nudo e pallido le ombre prendono forma non portate, non aggiungendo materia, ma semplicemente, in maniera fisica, svelando lo scheletro, superando le superfici e scavando la pelle, indagando così le consistenze più profonde e la struttura portante dell’essere umano.


Testo a cura di Erica Capozza

radiografie copia.jpg
bottom of page